“Il gatto nero” e’ uno dei racconti piu’ noti del celebre poeta e scrittore Edgar Allan Poe. In questo racconto l’autore riesce a darci una chiara e convincente descrizione della tendenza umana di fare del male, senz alcun motivo apparente. Pero’, Poe espone solo i fatti senza mai spiegarli dal punto di vista morale. La storia e’ scritta in prima persona, come un monologo interiore del narratore. Lui espone le circostanze che in qualche modo lo portano al male, ma esse sono presentate come il fattore scatenante di cio’ che Poe considera una vera natura umana. Cioe’, secondo lui, lo e’ la violenza contro il mondo che ci circonda, in particolare verso quelli meno potenti di noi.
Il motivo principale del racconto e’ materalizzazione e la personificazione della personalita’ particolare dell’autore. Essa e’ meggiormente maliziosa, quindi il narratore tende di distruggerla senza spiegarci perche’. Il gatto ha un segno di patibolo sulla pancia, il che e’ l’allusione ad un destino sfortunato. Per questo si presume che il gatto, come il riflesso ed alter ego del narratore stesso, sia ugualmente cattivo. Lo e’ il vero ragione per cui va punito, proprio come lo scrittore stesso, che viene consegnato alla giustizia coll’aiuto della sua vittima.
Il personaggio del narratore e’ abbastanza complesso. E’ ovvio che il suo carattere e personalita’ gradualmente cambia attraverso la storia. All’inizio si descrive come un tranquillo uomo di famiglia, ma poco dopo ci spiega come l’abuso di alcool e il modo della vita pian piano riescono a cambiare e peggiorare il suo carattere. Per primo diventa brusco e diretto, ma poi si trasforma in un uomo sempre di piu’ violento, un mostro, un uomo molto cattivo, per la cui cattiveria soffrono tutti coloro che lo conoscono, particolarmente la sua famiglia.
Con le sue azioni e il rapporto con i suoi piu’ vicini, specialmente come trattava il suo gatto, poi grazie alla descrizione della tortura e dell’autodistruzione, Poe tendeva a stupire tutti i suoi lettori, il che alla fine ci riesce. Introduce nell’opera una nuova specie di orrore. Questa volta l’orrore non proviene da alcune forze onnipotenti, soprannaturali e inesplicabili, ma e’ proprio la realta’ quotidiana che lo provoca, cioe’ l’orrore viene dalla nostra natura destruttiva, principalmente a causa del comportamento del protagonista, il rappresentante della natura umana, particolarmente delle caratteristiche negative. Poe estrae il peggio di se’ e lo presenta al suo lettore, con lo stile gotico dove prevale un’atmosfera grottesca ed oscura.
Questa novella ha grandi caratteristiche della letterratura del Romanticismo, il cui piu’ gran rappresentante era proprio Edgar Allan Poe. Proprio come in quell’epoca letteraria, Poe tende di purificare la sua storia di qualsiasi razionalita’. Alcuni elementi della vicenda rimangono fantastici perche’ non possono essere spiegati nemmeno alla fine della storia. Oltre al tema principale, pure le descrizioni dell’ambiente e del paesaggio hanno una nota romantica. C’e’ anche un particolare misticismo che regna il romanzo. La storia abbonda di molte figure stilistiche ed immagini poetiche, meravigliosamente incorniciate. Cioe’, una tale atmosfera, orribile ed oscura, viene decorata da tanti espressioni bellissimi e dal linguaggio poetico, il che in questo caso rende la storia ancor di piu’ grottesca.
Questa opera e’ una corona, un vero capolavoro, della letteratura di Poe. E’ una storia di culto che descrive le parti piu’ oscure e misteriose dell’anima umana, cioe’ come essa influisce sull’ambiente e particolarmente sull’individuo che alla fine viene distrutto di piu’.
Genere letterario: novella
Luogo dell’azione: non definito
Tempo dell’azione: XIX secolo
Il tema dell’opera: il comportamento crudele del narratore verso il suo gatto
L’idea dell’opera: l’anima umana e’ nera e cattiva, ma alla fine la giustizia la raggiunge
Riassunto
L’eroe della storia da bambino era soave, gentile e cedevole. Amava molto gli animali curandosi tanto di essi. Lo faceva anche dopo, da piu’ grande. Si sposa con la sua anima gemella con cui era felice. Tra tutti i suoi beniamini da casa ce n’era un gatto nero, Plutone, a cui il protagonista teneva di piu’. Cioe’, il gatto nero era il suo prediletto.
Pero’, l’eroe della nostra storia ad un certo punto della sua vita comincia a soffrire, diventa dipendente dall’alcool e comincia a rovinarsi la vita in senso psichico e fisico. Ubriacandosi sempre di piu’, comincia a maltrattare sua moglie e anzi il suo prediletto, il gatto nero. Anzi, una volta, in un impeto di rabbia e odio, gli scava un occhio col coltello. E cosi’ frustrato, lo appende crudelmente al ramo di un albero.
Pian piano le sue disgrazie iniziano ad accumularsi. La sua casa viene bruciata, la tenuta va in rovina e oltre a tutto cio’ la cosa piu’ irritante era la presenza di un gatto nero che una notte trova in un’osteria vicina. Il gatto lo seguiva continuamente, come un chiaro avvertimento del crimine commesso. Tanti incubi e timori gli pesavano nell’anima, sia di giorno che nel sonno. Tale malumore col tempo si trasforma in odio verso tutto e tutti.
Vicino ad un tale uomo piu’ di tutti soffriva sua moglie. Una volta, nella cantina del vacchio palazzo dove vivevano, al posto del gatto, uccide con un’ascia sua moglie che cercava di fermare il colpo destinato al gatto. E invece del pentimento e della disperazione per il delitto commesso, si mette a chiedersi come nascondere il cadavere. Alla fine decide di murarlo nella cantina, impegnandosi a preservare il suo aspetto di prima. Allora si reca in cerca del suo torturatore, il gatto nero, ma non lo trova.
Quattro giorni dopo l’omicidio arriva la polizia ad investigare ed esaminare dettagliatamente ogni angolo della casa, ma non riesce a trovare nulla di sospetto. Il nostro eroe, orgoglioso di non essere stato scoperto, bussa al muro per convincere la polizia come siano duri e solidi i muri della sua casa. A quel punto capita qualcosa d’inaspettato. Dal muro, come da una tomba, si fa sentire un gemito che subito cresce in urli e lamenti orribili. Abbassato il muro, la polizia scopre un terrificante animale accovacciato sopra la testa della donna uccisa, un animale che, usandosi della propria astuzia, mi porta al crimine e la cui voce di complice mi consegna al mio “esecutore”. Il nostro eroe non sapeva di aver murato in quella tomba anche il suo gatto nero.
Personaggi: uomo e gatto nero
Analisi dei personaggi
Il gatto nero (Plutone) – e’ descritto come uno strano e meraviglioso animale, completamente nero e sorpredentemente saggio. Era fedele al suo padrone e quando rimane senza un occhio, la paura lo faceva scappare ogni volta che vedeva il suo padrone. E come tutti i gatti, non teneva il broncio al suo proprietario, particolarmente quando quello e’ diventato violento. Dato che lo evitava sempre piu’ spesso, il narratore ha preso tale comportamento come un segnale di mancanza di rispetto, come se il gatto lo sfidasse intenzionamente. E percio’ decide di fargli del male. Infatti, dopo essere rimasto senza un occhio, per la paura evitava il suo padrone, il che alla fine gli fa cadere nei piu’ grandi problemi. Per via di tale suo comportamento, il suo proprietario lo appende ad un albero dopodiche’ viene anche murato dentro la cantina della sua casa. Tuttavia, il gatto riesce a vendicarsi. Lo perseguiva tanto che lo fa perdere la mente, mentre alla fine muore anche lui stesso.
Il narratore – Gia’ all’inizio della storia apprendiamo che il narratore sta morendo. La storia che tende di raccontarci e’ cosi’ incredibile che gia’ all’inizio sottolinea di essere completamente calmo. Non e’ pazzo come molti di noi potrebbero concludere. Poi, ci scopre alcune sue caratteristche d’infanzia, come per esempio l’umanita’ e l’umilta’ secondo cui era conosciuto…particolarmente amavo gli animali…mi sposo da giovane ed ero felice di aver trovato una donna con l’anima cosi’ simile alla mia…
E allora passa alla spiegazione della sua vera natura che alla fine lo porta a questo destino: “A causa di quel demone dentro di me per cui colpa mi abbandonavo sempre di piu’ all’alcol… diventavo di giorno in giorno sempre piu’ di malumore, scontroso, irritabile e brusco verso i sentimenti altrui… mi sono permesso di offendere spesso mia moglie. Alla fine, sono diventato vittima della violenza.
Il narratore ad un certo punto ammette di aver abusato e maltratato i suoi beniamini e anzi di aver fatto del male al suo gatto nero: “tiro fuori dalla tasca della mia giacca un piccolo coltello, lo apro, prendo il povero animale per il collo e gli scavo a caso un occhio dalla testa! E’ diventato un vero mostro. Credeva il comportamento anomalo fosse uno degli impolsi e stimoli piu’ sinceri e profondi del cuore umano. Lui ha fatto tutto quello per rabbia perche’ si sentiva trascurato. Sembrava come se volesse ferire quelli che avevano ferito lui, e quello piu’ vicino a cui poteva sfogarsi era proprio il suo gatto. Alla fine si sente in colpa per quello che ha commesso, ma quel pentimento si trasforma di nuovo in rabbia perche’, dopo tutto cio’ che era successo, il gatto lo evitava sempre di piu’. E percio’ il narratore ha sentito il bisogno di vendicarsi del gatto fino alla fine.
Dopo che il narratore ha ucciso il suo gatto, iniziano ad accadere cose inspiegabili. Per Poe vale una caratterstica particolare, cioe’ lui non chiarisce mai ai suoi lettori se l’eccentricita’ dei suoi personaggi sia il prodotto della mente oscurata del narratore, il prodotto della lucidita’ e delirio o se stia accadento veramente qualcosa di surreale. Il narratore comincia a vedere il suo gatto dovunque si trovi. Per colpa sua uccide anzi sua moglie nel momento in cui lei cerca di fermare la sua mano perche’ lui non uccida il gatto. Lui non e’ pienamente consapevole di quali orribili cose stia facendo perche’ inconsciamente vuole essere scoperto e distrutto.
Al culmine della storia il narratore e’ quasi completamente pazzo, mentre la sua mente torna solo quando era sulla soglia tra la vita e la morte.
Edgar Allan Poe biografia
Edgar Allan Poe nacque a Boston il 19 gennaio del 1809, come secondogenito. Aveva un fratello maggiore e una sorella minore. Suo padre era avvocato, mentre dopo aver sposato l’attrice britannica, comincia ad occuparsi anche lui di recitazione. Entrambi i suoi genitori muoiono a causa di una feroce tubercolosi polmonare.
A tre anni viene adottato e messo in casa di John Allan, un ricco mercante scozzese che dopo prende il suo cognome, Edgar, per aggiungerlo al suo. Dalle 1815 alle 1820 la famiglia di Allan vive in Inghilterra. Dopo essere tornato negli Stati Uniti, Edgar viene iscritto all’Universita’ della Virginia, ma ben presto comincia ad ubriacarsi, giocare alle carte e sprofondare in debiti di gioco. Il suo padre adottivo, dopo averlo scoperto, lo scrive fuori dalla scuola e gli trova il lavoro come impiegato.
Dato che ad Edgar non piaceva quel tipo di lavoro, lui scappa a Boston, dove nel 1827 pubblica la sua prima raccolta di poesie, “Tamerlano”. A causa dei problemi economici e non essendo in grado di mantenersi, lui entra nell’esercito come soldato semplice, ma il padre lo riscatta per iscriverlo all’Accademia di West Point, da dove Edgar ben presto viene cacciato via. Per un disaccordo tra padre e figlio Edgar alla fine viene cacciato via anche dalla casa. Nel 1831 Allan muore, non lasciando ad Edgar niente in eredita’.
Rimanendo cosi’ in mezzo alla strada, Edgar cerca di guadagnare pubblicando la sua raccolta di poesie, “Poesia”. Pero’, non avendo successo, si trasferisce a Baltimora da sua zia. Inizia a lavorare come giornalista, mentre il 1835 sposa segretamente sua cugina, Virginia Clemm.
Allora passa a New York e poi a Filadelfia e, non avendo successo nemmeno la’, ritorna a New York. Nel 1847 muore sua moglie Virginia. Probabilmente sentendo di essere vicino alla sua morte, Edgar cade in uno strano misticismo che culmina coll’opera, “Eureka” – un’interpretazione trascendentale del mondo. Nel 1849 promette il matrimonio a tre donne. Non avendone sposato nemmeno una, parte per Baltimora. E ci muore. Viene sepolto in un cimetero locale della citta’, vicino alla sua cara Virginia e alla sua suocera.
Poe ha fatto un terribile sbaglio affidando la sua eredita’ letteraria a Rufus Griswold, un editore, critico e antologista mediocre, che odiava Edgar e cui da sempre invidiava. Griswold, dopo la morte di Poe, ha tentato tutto il possibile per distruggere la reputazione di Poe, anzi falsificava le sue lettere. Solo una centinaia di anni dopo, Arthur Hobson Quinn stabilisce l’inesatezza delle dichiarazioni di Griswold sulla vita di Poe.